Cassandra ed io
Quando l’occhio scivola
Nelle fessure della notte
Cassandra veglia folle
Con passo da uccello triste
Rotolando tra le pieghe
Di una dimora ovattata.
Cassandra assiste la donna
Le parla delle sue e altrui colpe
Che furono e saranno
Il peso dell’anima
delirio bisbiglia
Crudeltà del velo.
Veleno l’inutile sogno
L’essere donna domani
Ieri e oggi ancora
Alla quale si richiede solo
Futile ricamo di gioia
A punto Croce.
Mia madre, mia nonna,
sì, loro sì, avvolsero
Il mondo in fasce di lino,
Umili lenzuola del fare,
e furono il bene, i figli e il lavoro.
Non so dire, però, se la felicità.
Resto qui senza respiro
nell’angolo del dolore a recitare
Preghiere e pianti
Per me e per loro
Per Cassandra, mia unica
Compagna d’insonne perire.
Perché si spegnerà presto
Lo sento
Questo lume di cera
Questo languido lucino
Che conduce al risveglio
Alla nuova alba.
E allora sarò insieme alle altre
Cassandra mi terrà la mano
Sarò un nome dimenticato
L’energia sprecata dal tempo
La polvere di strada della quale
si poteva benissimo fare a meno.
Alfia Milazzo